La contessa di Karolystria by Antonio Ghislanzoni

La contessa di Karolystria by Antonio Ghislanzoni

autore:Antonio Ghislanzoni [Ghislanzoni, Antonio]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-08-16T09:46:55+00:00


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dubitatene, contessa, in meno di due giorni condurranno vostro marito al delirio furioso. Il sistema

di cura è infallibile, nè farà eccezione in questo caso. Io riparto oggi stesso per Borgoflores, fo

constatare dai medici la pazzia del conte, vi riporto il documento; voi presentate subito la vostra

domanda di divorzio e fra dieci o quindici giorni,..

- Libera! libera! libera! Esclama la contessa, battendo le palme. E obliando di trovarsi in una

chiesa, in presenza di un uomo che aveva tutte le apparenze di un sacerdote, spiccava dei salti da

capriola in amore.

Ahimè! come brevi e fallaci sono le gioie umane! (Frase vecchia, ma sempre opportuna,

sempre efficace nelle transazioni del sentimento). Ed ora - come preparare il lettore alla nuova

sorpresa?

La contessa, che stava quasi, nell’impeto della riconoscenza e della gioia, per slanciarsi al

collo del visconte, arretrò improvvisamente mettendo un grido di terrore.

- Guardate là… là!

Il visconte corse coll’occhio ad una delle porte laterali della chiesa e vide… non vide

soltanto… ma riconobbe il conte Bradamano di Karolystria, grande elettore dell’impero e

arcidiacono della Massoneria della Cervia, che a passo lento si dirigeva alla sua volta.

- Come salvar la contessa? pensò il giovane rabbrividendo.

Ma la contessa era già in salvo. Prima che egli si volgesse a cercarla collo sguardo, ella si

era involata per una porticiuola bassa, che metteva al campanile. Imaginate con quanta lestezza si

slanciò sulla scaletta e raggiunse la cima della torre quella donna energica e leggera, creata per

salire!

Come avviene, chiederà qualcuno, che il conte Bradamano apparisca ora nella chiesa di

Mirlovia, mentre la sera innanzi, a Borgoflores, il commissario superiore di polizia aveva dato

ordine di tradurlo al manicomio?

Nulla di più naturale. Si è forse detto che gli ordini venissero eseguiti? Non è più verosimile

che il conte, vedendosi al mal partito, abbia dato tali prove di assennatezza e di calma, da indurre il

commissario a lasciarlo andar libero, fors’anche a chiedergli scusa dei rigori inconsulti?

Quanto al fatto della venuta a Mirlovia, basti sapere che il conte, appena uscito a

Borgoflores dalla caserma dei poliziotti, si era abboccato con quel medesimo doganiere che aveva

poco prima recati al visconte i messaggi della contessa. Quel mascalzone, poco soddisfatto delle

laute rimunerazioni a lui promesse, per un bicchiere di rataffià aveva tradito il segreto, rivelando

l’itinerario e il punto di convegno stabilito fra i due fuggiaschi.

Dopo queste spiegazioni franche e leali, io vi prego quanto so e posso, miei buoni lettori, di

non volermi più oltre interrompere. Quella ch’io vo narrando non è storia verista, è semplicemente

storia vera: e il vero sfida ogni obiezione, si impone ad ogni criterio.

Dunque… come si è detto…

Ci siamo… Il conte Bradamano si avanzava a passo misurato, guardando a destra ed a

manca, esplorando gli intercolonî e le nicchie.

I suoi occhi bigi nuotavano entro due solchi azzurrognoli. Il suo volto pallido, quasi terreo,

da marito vilipeso, non rivelava turbamenti profondi, non esprimeva sinistri disegni.

Appressandosi al falso prete, fece un inchino da borghese credente, e a voce bassa, con

accento mansueto gli disse:

- Se non vi recasse troppo disturbo, io vi pregherei, monsignore, di voler ascoltare la mia

confessione.

Il visconte, per darsi tempo di riflettere, non proferse parola.



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